Sessantennale del Telefono Amico di Torino

Non è facile parlare del Telefono Amico, spiegare che cos’è, come funziona, chi si incontra.

Non è nemmeno facile definire lo strumento, il Telefono, perché un tempo bastava l’immagine di una cornetta, un disco combinatore, un filo intrecciato… Adesso il telefono è ben altro, non è più solo un oggetto ma è qualcosa entrato a pieno titolo a modificare la persona dandogli, insieme a molte altre funzioni, una raggiungibilità assolutamente impensabile.

 

E che dire dell’Amico?

Un termine troppo comune, troppo abusato al punto che per definirlo meglio sentiamo il bisogno di reiterarlo “è proprio un amico-amico!”

Eppure il termine Amico è addirittura un rafforzativo del termine Amore: com’è possibile che un’emozione così grande possa passare attraverso un banale telefono?

 

E poi parlare del Telefono Amico significa parlare di un mondo fatto di sconosciuti destinati a rimanere tali: una realtà immensa, indefinibile. Che cosa ne sappiamo? Che cosa possiamo dire a queste persone?

 

Sono 60 anni che esiste questo servizio, nato dalla voglia o dal bisogno di conoscere gli altri offrendo semplicemente la possibilità di esserci sempre e di poter stare insieme in un momento particolare senza finalità di alcun genere: “…io ci sono, se vuoi possiamo parlare un po’. “

E la cosa funziona: le persone chiamano ininterrottamente utilizzando anche i nuovi strumenti del web come chat, mail e presto anche i messaggi. Sovente rivelano del malessere ma sempre, sempre testimoniano il bisogno di comunicare con qualcuno che li ascolti.

E non è forse vero che gli operatori volontari lo fanno per lo stesso identico motivo?

Il bisogno gli uni degli altri diventa tangibile e mette gli interlocutori su un piano di assoluta parità pur essendo magari diversissimi per cultura, esperienza, vissuti.

 

E allora? Come possiamo parlare del Telefono Amico in occasione del 60ennale?

È una parola!

 

“…è una parola !”

 

Proprio ciò che si dice o si pensa davanti ad una difficoltà:

trovare un lavoro oggi? È una parola!

risolvere un problema? È una parola!

educare i figli? È una parola!

 

Ma perché, davanti ad una difficoltà, si fa riferimento alla parola, a qualcosa di effimero, astratto, sfuggente, personale eppure utilizzata quasi con un significato salvifico?

 

Sono solo parole…o no?

 

Evidentemente la parola è davvero qualcosa di molto importante perché è lo strumento principe per veicolare i vissuti e le emozioni che trasformano i fatti in eventi speciali, unici e irripetibili.

Inoltre la parola ha un fascino ancestrale; non a caso negli antichi testi religiosi è ricorrente l’immagine della parola che crea: il Verbo è la parola di Dio che crea le cose semplicemente dando loro il nome e nella Cina del IV sec a.C. Lao Tse, nel libro del TAO, esprime il medesimo concetto con una semplice quanto poetica frase “quando cessò la primitiva indifferenziazione delle cose nacquero i nomi”.

 

Ed allora vogliamo che sia la PAROLA ad accompagnarci in tutte le manifestazioni che proponiamo per celebrare i 60 anni di vita del Telefono Amico.

É vero, sono solo parole, ma in questi anni il Telefono Amico ci ha fatto conoscere persone distrutte dalle parole, e persone rifatte, ricreate e ricostruite dalle parole.

Ci sono parole che annientano ma ci sono anche le parole che guariscono e vorremmo tanto imparare a conoscerle per possederle e riuscire a maneggiarle con disinvoltura per cambiare il mondo nell’unico posto dove questo è possibile, nel microcosmo delle relazioni personali, amicali, lavorative, affettive dove ciascuno di noi vive e dove ciascuno di noi ha il potere d’influire sulla felicità degli altri.

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